IL TEATRO DI RINO ALESSI 71 Gerolamo. — Una volta sola, richiesto di confessare un’anima, per eccesso di passione negai il Sacramento. Monsignore. — Come? Gerolamo. — Fu con Lorenzo de’ Medici alla Villa di Careggi, poco prima della sua morte. Volevo che il tiranno riparasse il male fatto al popolo. Monsignore. ■— La Chiesa impone di essere indulgenti con i condannati a morte... Ti hanno fatto male? Gerolamo. — Per l’onore della Chiesa, nego di essere stato torturato. (Più tardi, per giustificare la confessione resa ai giudici, l’ammetterà. FUoco e ferro rovente fecero dire il falso alle sue deboli carni). Monsignore. — Eri proprio disarmato? Gerolamo. — Completamente. Monsignore. — E con tanta polvere da sparo dentro la testa, noi hai procurato nemmeno un archibugio? Un dialogo drammaticissimo si sviluppa tra il cinico e scettico presule che ha in bocca parole cariche d’ironia, di sarcasmi, di frizzi, e Gerolamo che, vicino a morire, si accende tuttora di orgoglio e di odio contro la simonia del Vaticano. La scena doveva svolgersi, nell’originale, in qualche cella del Bargello, ma dovendosi ridurre il lavoro a tre atti, si svolge anch’essa sulla pubblica piazza; l’autore non si rassegnò a sacrificarla. Questa circostanza va conside-