118 ANTE TRESIC PAVICIC rando, nelle sue epistole ai Sovrani, che il Papa era un ateo. Alessandro doveva esserlo sebbene credeva che l’ostia consacrata potesse salvarlo dal veleno e dal pugnale e che Gerolamo fosse in grado di compiere il miracolo di passare immune sopra le fiamme, ragione per cui non gli permise la prova del fuoco. Ciò non dimostra, comunque, ch’egli credesse in Dio. La superstizione non esclude l’ateismo; anzi tra i più superstiziosi c’è proprio la gente che non crede in Dio. Alessandro VI trattò il Frate con grande prudenza, con molto tatto e abilità. A lungo sopportò gii insulti spietati ch’egli scagliava contro di lui e contro i suoi amatissimi figli; amore sincero e profondo, che, in certa misura, lo salva come uomo. Cercò di conquistarlo a furia di generosità; non era privo di nobili ispirazioni e proponimenti, ma, purtroppo, l’amore di Giulia Farnese, gli svaghi, la caccia, i banchetti, le noie che gli procuravano i figli, specie Cesare, non gli davano modo di occuparsi molto di faccende serie. Tentò di attirare Gerolamo a Roma, con il pretesto di aiutarlo nei piani di riforma; a tale scopo gli offrì anche il cappello cardinalizio; ma il Frate fu tanto prudente da non abboccare all’amo. L’uomo che mandava