XVIII PREFAZIONE sastrosi effetti derivanti da una straordinaria lentezza dei lavori, rallentati da difficoltà finanziarie. Lâindugio era peggiore ancora del male, che poteva nascere dallâ attuazione di un piano a suo avviso sbagliato : e con queste tergiversazioni, egli ragionava, « in un medemo tempo si perderà la laguna di Venetia, per le acque del Bottenigo, e quella di Chiozza, per le acque de la Brenta, che vanno per Montalban ». Ed abbracciando una similitudine, a lui tanto cara, « perchè al medicar de duo ferite, il medico debba haver più cura a sanar quella, che ha più pericolo di morte, che quella, che ne ha meno, et essendo più cosa mortai a Venetia dar danno a la laguna nel cor di quella che dar danno a la più lontana », non soltanto accettava la concezione generale proposta, ma suggeriva un piano più ristretto di immediata esecuzione per portare senza indugio la Brenta al Torro allo scopo di poter immettere sollecitamente il Bottenigo nel letto della Brenta vecchia. Forse ancora non era in lui maturata la più audace visione, sulla quale 1â esperienza doveva richiamare la sua attenzione a contatto di una realtà , che era sinistra-mente influenzata non soltanto dagli errori intrinseci del piano in esecuzione, ma anche dalla lentezza e dalla disorganicità dei lavori, e dalle incertezze, che dominavano le menti dei dirigenti. Dal â36 al â40 lâidea dello scarso vantaggio, che poteva derivare da questa nuova opera di diversione, aveva fatto capolino. Lâ abbia o no lanciata il Sabbadino, poco monta. Gettata su un terreno dominato da tante perplessità , non poteva restare inascoltata, ed il Sabbadino se ne fece brillante paladino, difendendo colle scritture del gennaio e febbraio 1541 la diversione per Fosson e la creazione del porto nuovo, che liberasse definitivamente nella sua integrità la laguna collâ estromettere del tutto lâinsidia maggiore. Ma egli restò presto isolato : quei pochi che consentivano nella sua opinione, quali Paolo da Castello e Michele Sammicheli, per considerazioni, che non è qui il luogo di analizzare, finirono per opporsi, e fu giocoforza anche a lui accettare il meno peggio, la diversione per Brondolo, purché si facesse ed i lavori non languissero e si provvedesse alla cura della ferita maggiore, divergendo sui punti estremi 1â opera insidiosa del rifluire delle torbide nel cuore della laguna. Era una ferita aperta sul fianco per sanare la testa : era il meno peggio, ma anche il meno peggio arenò. Ed allora il Sabbadino nel â43, riprendendo la penna, anche a costo di smentire se stesso, non si sentì per nulla offeso di rivedere in pieno la tesi che aveva abbandonata, dopo averla appena sfiorata, per dimostrare ai contradditori il loro errore, dinnanzi al quale aveva avuto, a suo dire, la debolezza di non insistere, sopratutto perchè la deliberazione del 1540 di far convergere il Bacchiglione al Torro per un alveo separato da quello della Brenta, staccandolo da questo alla congiunzione di Conche, aveva alquanto tranquillato i suoi scrupoli. I magri risultati, di cui era stato spettatore, nel faragginoso succedersi di discussioni inconcludenti, avevano precisato nella sua mente gli aspetti diversi del problema, e con serena convinzione, anche se il programma non poteva ancora uscire dalla sua