14 ANTE TKESIC PAVICIC drammaturghi avvenire avrebbero continuato a prendere i loro argomenti anche dalla storia romana antica, con V intento di rappresentare « non solo la vita e le avventure degli uomini celebri, ma i grandi conflitti politici e sociali » dell’epoca repubblicana. La risposta mi pare già data, ed affermativamente-, mi riferisco, per la Francia, ad Alfredo Mortier, il quale, con i suoi Marius vaincu e Sylla, poneva sulla scena moderna quelle grandi figure storiche come personificazioni simboliche — per l’appunto — di grandi conflitti politici e sociali; per l’ I-talia, siano ricordati Giulio Cesare di Enrico Corradini e Bruto di Federico Valerio Ratti. Il ricordo di questi ultimi due (Corradini e Ratti) è già, per noi italiani, la fissazione di uno speciale « punto di vista » per giudicare anche la Finis Reipublicae dell’autore serbocroato. Noi non possiamo esimerci, difatti, dal considerare quella materia storica con lo spirito per il quale i due autori italiani hanno sentito il bisogno di trarne un’opera d’arte proprio oggi, mentre è nel suo pieno svolgimento l’esperienza fascista. A noi, sotto la dura lezione dell’epoca nostra, la « fine della repubblica » romana appare oggi come un momento di follia collettiva, il culmine di un’anarchia democratica,