IL TEATRO DI RINO ALESSI 99 savano rumorosi cortei mascherati che satireggiavano i grandi statisti. Lorenzo sentiva il bisogno di divertire i fiorentini per distrarli dalla politica e perchè i ricchi borghesi, presi nei godimenti di una vita spensierata, nor> pensassero a congiure sul tipo di quella dei Pazzi, e alla perduta influenza politica. Voleva che agli artisti piovessero ricche ordinazioni e che i mercanti ricavassero cospicui guadagni dalla vendita di oggetti di lusso. Il popolo trovava in queste mascherate il suo sollazzo, il suo svago e il suo guadagno. Per amor del vero bisogna riconoscere che sotto Cosimo e Lorenzo la maggioranza, specialmente il popolino, non aveva affatto la sensazione di essere governata da tiranni potenti. Questi divertimenti, questa vita allegra che cantava: « Quanto è bella giovinezza... » urtavano il Savonarola; egli non vi vedeva che un allontanamento da Dio e la rinascita del paganesimo. Per stornarne il popolo, pensò di procurargliene altri, che riteneva più devoti; talché ricorse al bruciamento delle vanità; uso praticato da fanatici religiosi prima di lui a Bologna, a Siena, a Perugia e nella stessa Roma. Senonchè egli oltrepassò ogni misura in questi sollazzi, che diventarono un vero flagello di Dio per le famiglie più agiate, per gli