IL TEATRO DI RINO ALESSI 89 siasmato, fatta eccezione per la lettera alla madre, scaturita da un ardente, sincero cuore filiale ferito. Forse per questo il momento più alto della tragedia è nella scena in cui Gerolamo, prossimo alla morte, ha il desiderio di una visione soprannaturale, ed esclama nell’estasi: «Vedo il tuo volto, madre mia!». Ecco la vera luce che viene dall’alto. In questo mondo crudele, indurito nell’egoismo, lontano da Dio, quale altra forma potrebbe assumere la luce suprema, l’ardente luce dell’amore divino, se non quella del volto materno, simbolo ed essenza dell’altruismo, dell’abnegazione, della generosità, del sentimento più affine alla sostanza divina? L’estasi illumina nello spazio visibile il volto della madre. Nell’atto di lasciare la vita, non è realmente apparsa a Gerolamo l’immagine della madre, fonte di ogni vita, espressione della natura creatrice? Finché duriamo in vita, non ci rifulge essa nella mente con la luce misteriosa attinta alla coscienza universale? Queste visioni sono possibili, sono sante. Del resto, nessuna delle profezie di Gerolamo ha il carattere d’essere inspirazione dall’alto, nè si allontana dal regno delle cose intelligibili. Tutte si possono spiegare in modo naturale, senza bisogno di soverchio acume. Era