IL TEATRO DI RINO ALESSI 237 necessaria di quella sulla tecnica drammatica della Sete di Dio, sulla psicologia dei personaggi principali e sull’entusiasmo che l’autore ha messo nel lavoro, poiché se il protagonista appare collocato su fondamenta labili, diventa superfluo indugiare sul resto. Per fare di Robespierre il protagonista della Sete di Dio, l’autore avrebbe dovuto presentarlo come vittima delle forze materialistiche che lo abbattono e vincono. Ora noi lo vediamo realmente mandare alla ghigliottina quanti egli ritiene colpevoli di non essere assetati di Dio, ma non ci appaiono gli elementi materialistici agenti in senso contrario per rovesciarlo e trasformarlo in un eroe tragico, campione di una grande idea. Nessuno lo perseguita per la commedia rituale recitata alle Tuileries in frack azzurro, panciotto bianco ricamato d’argento, calzoni di seta nera, calze bianche e fibbie d’oro alle scarpette. Proclamato con decreto della Convenzione, la fede neU’Ente Supremo essere fede di Stato, il 20 pratile egli si reca incipriato all’altare con un mazzo di fiori e di spighe mature, e brucia gl’ idoli simbolici dell’ateismo e dell’anarchia con la fiaccola portagli dal più vile dei traditori di Danton, il geniale pittore David, inscenatore della commedia. Poi, quando sui