280 ANTE TRESIC PAVICIC tendo imperi e regni e creando nuove repubbliche; lo imagino per analogia con il mio destino. Le vicende che mi travolsero furono ben diverse dalle mie previsioni. La politica, la guerra, le prigioni austriache, stroncarono la mia attività letteraria: Me rursus in bellum resorbens unda fretis tulit aestuosis. Durante i due anni di prigione e il terzo di esilio non potei toccare penna. Perquisizioni potevano a ogni momento fare irruzione in casa mia e sequestrarmi manoscritti che, a quell’epoca, non potevano concludersi se non con accuse di alto tradimento. Quando, dopo tre anni di inerzia, fu convocato il Parlamento di Vienna, c’era tanto da fare per abbattere l’Austria e, più tardi, per costruire e sistemare la Jugoslavia, che non trovai tempo da dedicare alla letteratura. Questo per me; per quanto riguarda l’Alessi, negli ultimi cinque o sei anni egli creò tanti lavori da rendere il suo nome duraturo nella letteratura italiana; nome che, col tempo, passerà nelle altre letterature.