DISCORSI DE IL SABBATTINO ECC. 165 si coprivanno di terra e sabia, condota dalli fiumi et anco dal mare. Et così esse insule delle Venetie sono a poco a poco cresciute. Regolati poi li fiumi e restreti nelli loro alvei dalle genti, che venero ad habitar in questa región veneta, restorno discoperte tutte queste insule nella pura acqua salsa. Le quali per esser fatte di materia debole tra il fondo fermo della laguna e la crosta di terra cresciutoli sopra, restò uno terreno tenace nel mezzo, ditto cuora, per il quale continuamente 1’ acqua trapassava, e, como si dice, stravinava. Cominciatosi poi a fabricar sopra di esse insule, non forse con la provision che ’1 si ha fabricato da poi, nè con quella fortezza di fondamente, alcune fabriche, callando con il peso sopra le cuore, hanno datto giuso e sonosi profondate più in un luocho che in un altro, secondo che havevano più forte et più tenne fondo sotto. Da poi fatta la città grande et coperte tutte le insule di fabriche, essendo continuamente da inumerabil numero de genti calcata e stivata di modo che al presente con minor fatica, che per lo adietro, si fabrica, perchè le cuora tra l’uno e Y altro tereno in modo è assettatta, che in molti lochi, fabricando, la non si ritrova. E maestro Archangelo dice non 1’ haver ritrovata cavando il pozzo, che egli cavò, como ha-biamo ragionato. Et che sia il vero delle fabriche profondate, che siano state fabrícate nelli lochi più deboli, vedesi per la città molte fabriche, le quali tengonno dell’ antico e fabrícate con quelle colonelle sottili e con altri modi, con li quali anticamente si fa-bricava, le quali hanno li pavimenti teranei ancora di sopra il comune dell’ acqua, et anco si vede di molte fabriche di giesie antiquissime e fabrícate sopra altre insule, che sono et che erano in la laguna, et campanilli, li quali, per esser state fabrícate sopra più forti terreni, non sono ancora superati dal comune dell’ acque, ancora che sia cresciuto, come al locho de Santa Christina di sopra Torcello, il campaniel de S. Felice di Mani, quel de Lio magior, le vestigie di S. Martino e S. Antonino e molte in Jesulo e Cittanuova et altre assai, a tal che io concludo che molti ragionanno di queste cose e pochi le intendonno bene. Gio. — Santo fratello, credendo tu che io ti dovessi deehiarir li dubii, li quali ti travaglianno il cervello, ne è succeduto il contrario, che son chiarito io, di modo che io voglio afirmar che quel crescimento del fondo e del comune del mare non puoi star in natura, como diconno, e che 1’ esser cresciuto il comune dell’ acqua in la laguna sia proceduto per essersi ristretta quella dalle cause predette. Santo. — Et io ancora resto satisfatto da te e certo non è stato questo nostro ragionamento senza diletto. Doverianno bene advertir questi nostri Signori, che quelli, li quali propongono queste dificultà, lo fano per qualche utile, che ne aspetano certamente. Et perchè è cosa difficile ad intender questa materia di acque, et ragioni oscure et impossibili, cercanno di offuscarli l’intelletto per venir alli loro disegni. Ma perchè egli è hormai serra, non voglio che stiamo più qui. Lasciammossi et andiamo verso casa alla bona ventura. Gio. — Hor suso, andiamo con il nome de Dio. FINE