82 ANTE TRESIC PAVICIC religiosi dei poeti fiorentini del tempo con le musiche scritte da Castelnuovo Tedesco nello spirito dell’epoca. L’autore esalta il suo eroe con fede e amore; perciò, anche involontariamente, ne modera i difetti e soffre con lui. Scrivendo il dramma, egli ha dovuto provare tutte le delusioni del Frate, i suoi tragici dubbi, i suoi tormenti nel vedersi abbandonato dal popolo e lasciato alla mercè degli ingrati Otto di Balìa, da lui stesso portati al potere: otto tiranni, avidi di potere e, forse, mercenari e alleati della Curia Romana. Forse, più che dal loro tradimento, il Frate fu tormentato dal cinico comportamento dei politici e dei filosofi che lo spingevano al rogo. Con pochi tratti da maestro l’Alessi presenta questi ipocriti. La falsità delle loro parole avvicina Girolamo al fuoco più crudelmente della stessa aperta viltà di Piero degli Alberti e di Ridolfi. Il cuore dell’autore dovette sanguinare scrìvendo queste scene. Chi porta sulla scena o canta personaggi eroici, deve amarli o odiarli; e chi li ama non può non sentirne le sofferenze. Il poeta deve immedesimarsi in essi. Di rado vi riesce come è riuscito l’autore del Savonarola. Da ogni riga appare ch’egli crede nella piena sincerità di Gerolamo; lo presenta nella più bella luce, ane-