IL TEATRO DI RINO ALESSI 117 corrotto i Cardinali Sforza e Orsini, abili intriganti al servizio della Spagna, regalando allo Sforza muli carichi d’argento e tutti i palazzi che possedeva a Roma, nonché assegnandogli i benefici che di diritto spettavano al vicecancelliere della Santa Sede; all’Orsini facendo dono dei propri feudi, e distribuendo pingui prebende ad altri Cardinali. Al decrepito Patriarca di Venezia che accennava sempre di sì col capo tremolante, aveva pagato il voto soltanto 500 ducati, interpretandone il tentennamento come un consenso. Anche il basso clero, quanto a moralità, era in tutto simile al Papa e ai Cardinali: viveva in concubinato e peggio, si arricchiva con l’usura, vendeva assoluzioni e noleggiava i piviali e le stole delle chiese per ogni sorta di mascherate. Uno stato di cose che provocava necessariamente una reazione violenta. Il gravissimo compito fu assunto dal Savonarola. Se, nel suo estremismo, egli non fosse arrivato al punto da distruggere le opere di arte e la risorta letteratura greco-romana fermando il progresso dell’ Umanesimo, si sarebbe meritato, per il suo apostolato, gloria imperitura e la riconoscenza del genere umano. Il Frate aveva forse ragione attaccando Alessandro VI con estrema violenza e giù-