IL TEATRO DI RINO ALESSI 47 Gerolamo: — Due notti or sono, Cesare Borgia ha ucciso il proprio fratello, il Duca di Gandia, perchè geloso della sorella Lucrezia; e il Papa è come fuori di senno e chiede all’inferno ciò che soltanto il Cielo può dare: la salvezza dell’anima. Il Prelato (percosso di spavento) : — Frate, tu menti! Gerolamo: — Giuro sulla Croce che ho detto la verità nuda e cruda. Il dialogo, che diventa sempre più acceso, si ascolterebbe meglio in un luogo chiuso anziché davanti alla plebe, che se la gode ai casi scandalosi. Il Monsignore cambia tono. Afferma che il Frate dice cose non vere. Il Papa è disposto a riformare la Chiesa; pieno di amore per tutti, lo è anche per Gerolamo cui offre il cappello cardinalizio. Il Frate rifiuta ciò che non merita, e che, del resto, il Papa non dà, ma vende per ventimila ducati. Egli non vuol cadere nelle reti del diavolo. La contesa si acuisce. Il Monsignore rimprovera il Frate: è viltà esigere la riforma della Chiesa senza assumersi parte della responsabilità. Ora è il Frate che interroga il Legato sulla simonia del Pontefice, sugli incesti, sui beni tolti ai Cardinali avvelenati, sui quali 7.000 nobili, caduti in parte sul campo di battaglia, in parte uccisi prima dai turchi che li avevano fatti prigionieri.