IL TEATRO DI RINO ALESSI 211 mani; più grande che nella seconda parte del quarto atto, in cui appare nelle vesti di un rigido statista, simile a un Cesare Borgia. Anche qui, è vero, si rivela il suo cuore di donna, perchè in ogni perla della collana regalatale dal Pontefice a compenso della notte di San Bartolomeo le sembra di vedere una goccia del sangue che ha tinto Parigi e la Senna. Comunque, in questa ultima parte, predomina il freddo machiavellismo, e in tal misura che al Rje, suo figlio, il quale ha riconosciuto la capacità e la superiorità diplomatica della madre, ella dona II Principe del Machiavelli, osservando che le pagine del libro « contengono le vere leggi della vita ». Un po’ troppo anche per il secolo decimosesto. I principi machiavellici potevano dettar leggi politiche in quei tempi tremendi al fine di conservare lo Stato contro le diverse tirannidi che minacciavano sfacelo ed anarchia: ma non sono nè possono essere leggi di vita, e meno ancora di vita u-mana. Tuttavia, ciò che più importa dal lato letterario, il secondo quadro del quarto atto non mi sembra all’altezza estetica dell’intero dramma. Non è la necessaria conclusione delle potenti vicende che scuotono gli animi nei quadri precedenti; non è la soluzione delle pas-