168 ANTE TEE SIC PAVICIC gora la povera donna lasciandola semisvenuta, l’animo suo ha forza di resistere a tanta perfidia umana e alla complessa potenza del destino. Le vicende del dramma non si esauriscono qui. Nel terzo atto Teresa ci appare in una luce del tutto diversa. Federico è condannato a morte. Ella vuole salvarlo ad ogni costo, valendosi di tutti i mezzi, umiliandosi alla COrte di Vienna, investendo i baldanzosi cortigiani spietati, ora con parole contrite, ora con espedienti fioriti nella sua mente arguta, risoluta, infine, a disfarsi del proprio patrimonio per strappare con l’oro il marito al carnefice e ai carcerieri. Ed è storicamente assodato ch’ella fece anche il tentativo, ma il conte non accettò la fuga per non lasciare i compagni allo sbaraglio. L’autore ha descritto perfettamente le anticamere della Hjofburg con i rigidi cortigiani riflettenti fedelmente l’alterigia, l’ottusità, la spietata inesorabilità del rigido « Imperatore per grazia di Dio », davanti agli interessi dinastici del quale ogni atto di misericordia diventava peccato, come se il Signore avesse creato i popoli al servizio degli Absburgo e non questi al servizio di quelli.