16 ANTE TRESIC PAVICIC stessi per un’ idea che si credeva giusta e che era, in fondo, assai generosa, poiché mirava anch’essa a salvaguardare la grandezza della patria. (Nel caso di Bruto, si tratta poi di una di quelle fiere e maniache ideologie, tutte cerebrali, aridamente cerebrali, per le quali il Tresic Pavide ha coniato una formula felicissima, « inesiinguibil sete del pensiero » : è « la sete di Dio », che Rino Alessi analizzava magnificamente ne\l caso di Robespierre, altro della serie degli «Incorruttibili», cui appartiene anche Bruto). Questa proporzione di rapporti fra l’idea di Cesare e quella de’ suoi oppositori è però visibile ne’ tre drammi del poeta serbocroato? Non è visibile : c’ è in lui un’ evidente parzialità per Bruto e per i suoi seguaci. La figura di Giulio Cesare giganteggia, la necessità della sua idea non sì nasconde, ma alla fine, quando Bruto viene sconfitto, la tela cala -opra una scena disgustosa: la crudeltà di Fulvia nel-l’eserdtare le sue rappresaglie sopra i nemici dì Cesare. L’autore serbocroato s’è scostato dalla via maestra della storia per indulgere alla contemplazione di un aspetto particolare degli avvenimenti anziché della sintesi complessiva. La contemplazione del particolare lo ha in-