76 DISCORSI DE IL SABBATTINO ECC. facendo le operationi per quello aricordate amorevolmente, donarete eterna vita a questa gloriosa città ; et il tutto si può fare. E se bene si considera questo mio amorevole discorso (tal quale egli è), non metto questo Illustrissimo Stado sulla impossibilità, nè sulla escessiva spesa. Ma il tutto è possibile, fatibile e reuscibile; e con li nove decimi meno della spesa fatta fin’ hora (dico di quella gietata via) si farà a laude de il signor Dio et a sustentamento della fede del suo figliolo messer Jesu Cristo signor nostro et ad eterna memoria di vostra Sublimità et Excelse Signorie, a le qualli humilmente mi racomando. FINIS ADDENDA Cor elione del capo 59 di questo discorso, che è che’l si debba navicar dal Dolio alla Mira con le acque macre della Brenta et esse acque accompagnarle a Conche con quelle della Brenta nova. Invigilando continuamente nel ricercar modi per salvar questa gloriosa città e sua laguna, et havendo per il presente mio discorso nel capo 59 consigliato il modo di salvarla, e detto che fin al Dolo si dovesse navicar con l’acqua salsa, e nel capo 60 consigliato che il Musone si dovesse condur nel mare, come in quello consiglio veramente molto migliore che il preso di far per la parte del 1540 di giugno, ho ritrovato miglior modo del consigliato. Nè è da ammirarsi, perchè noi homeni non siamo Dij, nè possiamo veder il tutto ad un tratto solo, e massime in questa professione di acque, che tutto il saper di quella, apreso il buon giuditio, consiste nella praticha. Havendo io dal fine della mia faticha sin al presente 1548 molto più praticata questa laguna e luochi a quella vicini e veduto essa da anni sei in qua molto peggiorata, mi son posto in altra consideratione, non perhò removendomi dal consigliato, che del tutto si liberi la laguna dalle fiumare, e che’l si lassi allargar l’acqua salsa di quella più che’l si possi. Veduto che io lassavo tutti li scoladori, che sono tra il Musone e la Brenta, cader nella laguna e dretto il core di Venetia, qualli tutti unitti non le farano minor danno de una grandissima fiumara, li quali sono le acque della Tergola, la Fossa Trea, il Seraglio, la Pioncha, il Zerzenego e Cusor, e considerato che il voler assender con le acque salse, com’è detto, si convenia dalla Mira al Dolio cavar l’alveo dieci piedi, era cosa di qualche dificultà, e parimente la fatica de il caro over inovation di concha, et anco il condur l’acqua de il beverar dal Dolio al Moranzano cosa non difficile, ma un poco di longezza, meglio veduto e considerato il tutto, per tanto quanto il mio debille intelletto puole esser capazze di veder e di considerar, coregendo esso capo 59 in questo modo, consiglio che doppo che li edifitij sono fin hora fabricati al loco de il Dolo e che per quelli si tolle l’acqua a misura che bisogna per la navicatione, che quella acqua macra si conducesse fino al loco della Mira et ivi se intertenisse, et aprindo il sbo-rador novamente stropado, far descender essa acqua macra alla volta del Curarne, e poi per il canal del Cornio in Lova e de li in Siocho e per quello fino a S. Margherita e con uno cavamento novo per di sotto il fiume della Brenta nova condurla a Conche, et in esso loco acompagnarle con le acque della Brenta nova, che tutte poi insieme uscirano nel mare, et esse acque acompagnar con uno arzere di sotto di quelle verso