IOO PARTE PRIMA gneva nei cieli di Levante. Pochissimi invece denunciarono la viltà napoleonica, quasi nessuno pose nella dovuta luce la straordinaria prevalenza delle forze che si col legarono per abbattere Venezia, l’ingiustizia flagrante di un procedimento‘che disonorò la diplomazia europea (*). Solo più tardi Gioberti e in tempi più a noi vicini il Sorel, valutando le forze opposte, ebbero quasi il coraggio di dire che Venezia tenne alta la sua bandiera anche negli ultimi istanti della sua vita. (x) « Credo — scriveva SOREL nel 1919 — che la nostra diplomazia non si sia mostrata mai tanto vile quanto nei giorni della cosidetta gloriosa pace di Campoformio. A Bajona nel 1808 l’imperatore non diede prova di malafede più grande di quella che dimostrò schiacciando la città di S. Marco. Essa era troppo debole per far rispettare la sua neutralità, e la sua debolezza le fu dal vincitore di Rivoli imputata a colpa. Se si dovesse compiere la revisione di qualche antico trattato per rispetto ai principi di giustizia, il trattato di Campoformio dovrebbe essere cancellato », L’Europa sotto la tormenta, Milano, 1932, pg. 9.