PARTE SECONDA 177 Venezia gravi sacrifici di denaro e di vite; una guardia permanente, formata da una piccola flotta (da 5 a 12 navi), fu anzi istituita dalla Repubblica sotto il comando del Capitano del Golfo. Venezia imponeva alle navi ed alle popolazioni rivierasche il pagamento di determinati diritti di transito e controllava la direzione dei traffici, jure domimi e non già jure servitutis (x). La politica veneziana riuscì per lunghi secoli a far riconoscere il dominio sul Golfo che veniva definito dal Consultore Servi lio Treo come territorio veneto (2) ed a prolungare così, per qualche periodo, malgrado il mutare delle condizioni reali, una situazione di monopolio eccezionalmente favorevole agli interessi commerciali veneziani. Insigni giureconsulti parteciparono alle controversie che si dibattevano intorno ai diritti della Repubblica sull’Adriatico. Ricordiamo Baldo, Angelo da Perugia, Alberico da Rosate, Cipolla e Giasone del Maino (3). La politica veneziana fu rigida e intransigente; ma si deve avvertire come l’obbligo imposto ai navigli di venire a smerciare le merci nella capitale non costituì norma da intendersi in senso assoluto. Il Sarpi poneva in rilievo alcune deroghe alla norma predetta, affermando che l’autorità « si regolava secondo l’urgenza delle circostanze e secondo conveniva osservar più o meno strettamente una legge generale in alcuni luoghi più che in alcuni altri, poiché dove il danno è poco, (') BATTISTELLA, Il dominio del Golfo, Venezia, 1918, pg. 13. Anche Genova esercitò nell'alto Tirreno una politica simile. (2) Op. cli., pg. 27. (’) Altri giureconsulti furono Fioravante, Stella, Oraziani, Frangipane, Ferretto, Salvaclego, Pellegrini, Tordesillas, Valenzuela, Motino, Olando, ecc. Specialmente avversi ai diritti veneziani furono i romani, i napoletani, gli olandesi e gli spagnuoìi. B. Dudan - Il |dominio di Levante di Venezia 12