312 LUCIANO MACRINt discussioni, nè a concessioni: esse non hanno consentito ad accettare altra soluzione che l’atto di forza; esse ne hanno fissato il programma in piena coscienza, dopo aver considerato, a sangue freddo, le conseguenze possibili della loro decisione. Nel quadro delle origini immediate del conflitto, ecco il fatto che domina tutti gli altri ». I piani di questa ingegnosa prospettiva non paiono disegnati con soverchia, obbiettiva chiarezza : la mobilizzazione generale russa, gli appoggi incondizionati e gli incoraggiamenti francesi, i silenzi inglesi mancano del necessario rilievo. Degli scrittori italiani, l’ex-presidente del Consiglio Antonio Salandra ritiene che « nella mente di coloro che allora reggevano le sorti della Germania, e per essa dell’Europa in quel momento, non v’era (salvo che negli ambienti militari imbevuti della teoria della guerra preventiva e difensiva) la deliberata volontà di guerra che fu loro attribuita; bensì li dominava l’errore psicologico che, dimostrando tale volontà, si riuscisse a vincere senza guerra. Invece la spada tedesca, gettata nella bilancia, non bastava più, come bastò nel 1909, a farla traboccare; poiché altri e ben validi contrappesi vi si erano in quegli anni preparati ». Tutte queste interpretazioni hanno una base di verità e possono, più o meno interamente, essere accolte. Si può sostenere con Corrado Barba-gallo che nessuno dei belligeranti volle la guerra, o con Angelo Gatti che tutte le grandi nazioni d’Europa erano egualmente pronte alla guerra, almeno nello spirito (i due giudizi, apparentemente contradditori, si completano) ma il voler purgare di ogni colpa gli Imperi Centrali o il voler attribuire ad essi tutte le responsabilità