PARTE SECONDA 201 spirito nettamente partigiano che li anima. Questo autore pone in rilievo la mancata partecipazione dei sudditi all’am-ministrazione generale dello Stato nonché al l’amministrazione particolare delle regioni da loro abitate ed osserva che Venezia, sufficientemente forte per conquistare, non lo era altrettanto per assicurare ai nuovi sudditi un’efficace protezione (« Quel attachement ces peuples pouvaient-ils por-ter — scriveva il Daru — à une métropole qui ne les défendait pas? Ils lui montrèrent cependant fidelité, parce qu’ils appréciaient le bienfait d’une administration sage, econome, bien ordonnée, et alors presque inconnue dans les autres états »). Il Daru accusa Venezia per la distinzione da essa fatta tra cittadini e sudditi, nega che Venezia abbia costituito un popolo conquistatore in quanto per con quistare è necessaria una massa di popolazione; riconosce la saggezza deH’amministrazione veneziana, che però no lasciava libertà all’amor proprio dei particolari; lamenta la mancanza del criterio dell’eguaglianza dei cittadini di fronte ad un solo sovrano; ed infine rileva come, sia pure in mezzo ad una fiorente economia e ad una prosperità assai considerevole, i popoli soggetti dovessero invidiare la libertà (’). Ritorna, insomma, accompagnato da qualche errore e attraverso alcune contraddizioni (di cui talvolta lo spirito francese è ricco) il concetto dell’inesistenza della libertà e di forme politiche più moderne. Queste ragioni storicamente ben poco possono valere per darci un criterio che determini le direttive di governo dei veneziani, soprattutto (') Histoire de Venise, Paris, 1826, I, pg. 92; V, pg. 173; VI, pg. 204, pg. 205, pg. 207, ecc.