36 PARTE PRIMA terno delle comunità, che si volevano associate ad un de-stino comune piuttosto che serve o rigidamente dominate. Adottò inoltre la Repubblica per le isole egee un sistema di colonizzazione volontaria affidata a fedeli soggetti, liberi nel determinare le forme de! governo, ma obbligati a riconoscere l’alta sovranità della Repubblica (l). E si sorvegliò severamente l’infeudazione perchè fu vietata l’alienazione dei feudi agli stranieri in base al principio « nullus homo audeat alienandum, nisi in Venetico, et infra » La disposizione del Senato, il quale deliberò che i veneziani ricchi e capaci di tenere in allestimento vascelli armati potessero liberamente occupare alcune isole, ebbe successo. Molti veneziani infatti accettarono e partirono da Costantinopoli verso quelle che erano ritenute « fertilissime terre » (3). Si vennero a formare così in alcune isole del-l'Egeo delle dinastie veneziane soggette o direttamente alla Repubblica o all'Impero latino. Troviamo i Dandolo ad Andros ed a Gallipoli; i Viaro a Gallipoli; i Querini a Stampalia e a Lampsaco; i Ghisi a Zia, Micone, Tino, Sciro, Sciathos, Scopulo, Amorgos, Seriphos; i Michiel e i Giustinian a Zia; i Foscolo a Namfìo; i Navigaioso a Statimene; i Beazzano ad Icaria; i Barozzi a Santorino; i (‘) Il VALERIO, ricorda le opinioni di alcuni oppositori all’espan-sione veneziana : « Altri si opponevano dicendo che fra veneziani non v’erano soggetti atti a tante amministrazioni e governi ; e quand’ancora vi fossero, verrebbe la Repubblica a spogliarsi dei migliori Senatori, e resterebbe sprovveduta dei loro consigli, dai quali spessissimo dipende la sua salvezza», VALERIO, op. cit., pg. 110. Si trattava invero di non « consumare » le forze. (2) A. MOROSINI, op. cit., libro IV, pg. 277. Si vedano gli ordini del Podestà Marino Zeno. ^ Ramusio, op. cit., pg. 200.