240 PARTE TERZA instaurò istituti di sanità, stabilì censimenti, catasti, archivi, tesorerie, biblioteche. Si ebbero provvedimenti in favore dell’agricoltura e delle foreste. Anche oggi in Albania c’è il ricordo che gli olivi sono stati piantati dai veneziani, i quali pagavano uno zecchino d’oro per ogni olivo piantato (1). Ma se le attività territoriali si possono considerare marginali o non così essenziali nella vita dei domini come le attività marinare e quelle ad esse connesse, anche il commercio terrestre ebbe un certo incremento, finché francesi, inglesi ed austriaci, quasi del tutto, soppiantarono i veneziani (2). La ragione della continuità nello spazio e nel tempo del commercio e della sua sicurezza fu ragione che influì sulle direttive dei veneziani che propugnarono la necessità d’un dominio, se non organico, continuo e saldo nel tempo e in ogni luogo (3). 1 molti « patti di tregua onorevole » (4) stipulati tra Venezia e le città del Levante diedero impronta di equilibrio ad un dominio il quale fu temperato da uno spirito commerciale, che potè rappresentare equità (:) Armao, op. cit.. pg. 5. (2) Per la decadenza del commercio veneziano nelle terre dominate si veda OCCIONI-BONAFFONS, Del commercio di Venezia nel sec. XVIII, Venezia, 1891. Si ricorda qui un autore il quale notava : « era una lusinga troppo falace lo credere che i ponentini come per innanzi si provveggano in Venezia in seconda mano delle merci di Levante, se pono aver li stessi prodotti in prima » (pag. 13). L OCCIONI ricorda che nel settecento a Este ed a Padova si filavano ancora stami di pelo di capra d’Angora sotto il mentito nome di pelo di cammello per fare valdrappe che servivano ai turchi per le loro funzioni religiose. (3) Scriveva il MoLMENTI che accade col commercio quello che accade con 1 amore : se si interrompe finisce, COSENTINI, op. cit., pg. 157. (‘) Così definiva TOMMASEO i rapporti tra Venezia e Dalmazia, Storia civile nella letteraria, Torino, 1872, Pg. 525.