PARTE SECONDA 185 e nel Levante. 11 Sanudo si giovò infatti della strategia e di alcuni principii economici per formulare il suo programma di conquista dell’Egitto, che gli appariva una terra singolarmente simile, anche da un punto di vista topografico, alle terre marginali dell’estuario veneto che si estendevano tra Grado ed il fiume Po (!). Non ci mancano dettagli. Si doveva conquistare Dannata, claois et caput dell’Egitto e, operando con forze navali limitate ma mobilissime, bloccare all’occasione il corso del commercio che seguiva la grande valle del Nilo. Altra volta i veneziani, con pochi armati e non molte navi, furono capaci di tenere il dominio del Po e poterono così controllare importanti distretti della pianura padana. 11 Sanudo guardava con attenta perspicacia alla rete idraulica dell’Egitto « quia magna pars Aegypti est dispersa super flumen Nili, que terra multum longa est et stricta... » (2). È certo che senza una forte armata navale era impossibile tenere il dominio dell'Egitto. Ma non bastava solo l’azione militare. Occorreva infatti una dislocazione di forze per poter raggiungere queU’efficace controllo economico, senza del quale forse vane sarebbero state ancóra le imprese degli occidentali, che già avevano stretto l’assedio a Damiata nel 1219 riuscendo però a -mantenervisi solo fino al 1221. Nè miglior fortuna ebbe, è noto, il tentativo di Re Luigi IX di Francia nell’anno 1249. (*) « Quam conformis et quam similia sit Aegypti maritima, regioni maritimae venetorum... », op. cit., pg. 50. (2) Op. cit., pg. 37. Per questo progetto DuDAN, il Liber se-cretorum fidelium crucis super Terrae Sanctae recuperattorte et con-servatione ed alcuni aspetti del pensiero politico veneziani nel secolo XIV, in « Atti del R. Ist. ven. Se. Lett. ed Arti », 1936, tomo XCV.