PARTE PRIMA XI Di fronte al pericolo dei pirati slavi, già qualche città istriana rende omaggio a Venezia (Capodistria, a. 932), ma è solo dopo l’impresa del Doge Orseolo li che Venezia, svincolandosi dal pagamento di alcuni vergognosi tributi, riesce ad affermare la sua preponderanza sulla costa orientale dell’Adriatico (*). Provocato da alcune città dalmate l’intervento veneziano e vendicato il doge Candiano, ucciso in una battaglia contro i Narentani, Venezia, agli albori del 1000, guida già una federazione di città dalmate e istriane (Parenzo, Pola, Zara, Belgrado, Traù, Spalato, Lesina, Curzola, Ragusa), città queste che, formando quasi una catena, in realtà dominano militarmente l’Adriatico. Più che di un protettorato (istituto giuridico che ha molti elementi moderni che mal si conciliano per l’epoca che stiamo studiando) per questa epoca si dovrebbe parlare di città dalmate avvinte a Venezia da un foedus aequum ovvero da un foedus iniquum. Invero, l’esistenza di tanti patti federali, in cui si tiene conto degli speciali interessi veneziani e che riconoscono le direttive supreme veneziane in fatto terre greche meridionali contro il quale si infransero nei secoli X e XI gli urti violenti degli Slavi e dei Saraceni (CEFALONIA in Encicl. It. Treccani). È noto che nel sec. VI furono importate in Grecia numerose colonie slave, le quali non portarono però nè allo sterminio dei greci, nè ad una slavizzazione completa. « La massa slava, sia perchè non aveva una civiltà propria, sia per il fascino che anche su di essa esercitava il grande passato ellenico, vivo nel ricordo dei Greci e nei monumenti, fu a poco a poco assimilata dalla minoranza indigena. Da questa fusione nacque il popolo neo Greco » (E. I. T. voce Grecia). Il fenomeno è paragonabile a quello che avvenne in Dalmazia. (’) ZANOTTO, Storia veneta, pg. 120. Questo autore, affermando che « il dominio adunque della Repubblica si estese per 350 miglia dall’Istria fino a Ragusa », non specifica poi quali caratteri avesse questo dominio.