274 PARTE TERZA in fatto di culti (') e rigidamente gelosa delle sue prerogative sovrane, costituì uno Stato profondamente cattolico, nè ciò fu senza effetto nel dare una impronta umana, unitaria e caratteristica ad uno Stato che viveva ai confini del mondo orientale spesso incivile (a). La lotta secolare contro i turchi alimentò l’unione ideale dei sudditi e diede l’ultima impronta ai domini veneziani. Le città sentivano però avanzare nuovi tempi che avrebbero tolto buona parte del primato politico dello Stato-città, proprio mentre l’industria austriaca, sviluppandosi su un piano moderno, riusciva a far breccia verso l’Adriatico, tra il Timavo e Zaule, e a minacciare, alimentata dall’imperialismo di Giuseppe 11 (J), proprio alla cervice, la città dei Dogi. 11 risorgimento della Grecia moderna non rappresenta sostanzialmente che una fase successiva della lotta e della politica antiottomana sostenuta dalla Repubblica. Prima degli inglesi, i quali si affrettarono a porre subito una pesante ipoteca sulle isole jonie, furono gli italiani a coltivare il fuoco della libertà della Grecia rinascente. Molti ingegni greci ciò riconobbero con affetto fraterno e con sincero sen- (*) Spirito di conciliazione dimostrò Venezia nei riguardi del rito ortodosso nei suoi domini. Anche il vecchio calendario fu mantenuto a Corfù, De GuBERNATIS, op. cit., pg. 9. Si ebbe anzi a Corfù una curiosa coesistenza dei due riti latino e greco. (2) Il Byron cantava che nelle terre conquistate Venezia non portava distruzione ma letizia perchè colà innalzava la croce : «... gladden d where her harmless conquests spread ; for there resto-red thè Cross » (Ode on Vertice). (3) Questo imperatore scriveva candidamente a Caterina di Russia nel 1782 : « Enfin les possessions de la terraferma, ainsi que l'Istrie et la Dalmatie venetiennes fourniraient le seuls moyens de mettre en valeur les produits de mes Etats », BENUSSI, op. cit., pg. 486.