176 PARTE SECONDA sari e pirati ebbe in parte vero aspetto politico. Feroce fu talvolta l’azione repressiva svolta dai veneziani contro i pirati, che venivano strangolati. Parlando di Cipro e dei corsari, si osservava che i veneziani « non lassavano bever ai corsari l’acqua di quell’insula ». Le ultime imprese marinare di Venezia furono non per caso dirette a garantire la libertà di commercio contro le ingiurie dei corsari tunisini e tripolini che infestavano i mari. Nell’India i Veneziani si affermarono quasi due secoli prima che, per la nuova via del Capo di Buona Speranza, vi giungessero i Portoghesi; ben noto è anche il progetto di provvedere alla navigazione attraverso l’istmo di Suez riattivando l’anitico canale dei Faraoni e dei Tolomei (chiuso nel 773 dagli Arabi). Si discuteva allora di « fare una cava che dal mar Rosso mettesse a drectura in questo mare de quà » (*). Il dominio del mare Adriatico costituì l’oggetto d una salda ed intransigente dottrina politica. Allargatasi la sua supremazia marinara, la Repubblica riuscì a dominare il mare Adriatico dapprima sul settore compreso tra le foci del Po e le spiagge di Aquileia, poi l’alto Adriatico, fino alla trasversale Pola-Ancona, ed infine l’intero Golfo ladriatico fino ad Otranto e Valona (bocca del Golfo). 11 dominio dell’Adriatico servì agli scopi della politica economica e finanziaria dello Stato, che tendeva a concentrare ed a diffondere le merci nella piazza di Venezia evitanto pericolose concorrenze, ed inoltre servì alla polizia generale ed alla sicurezza generale dei commerci marittimi contro pirati e corsari. La difesa dell’Adriatico costava a (x) LanZONI, Venezia nell’india, Venezia, 1896, Pg- 27.