28 PARTE PRIMA I veneziani ebbero allora in Enrico Dandolo — un veneziano che era già stato ambasciatore presso l’imperatore d’Oriente ed era profondo conoscitore del mondo orientale — il loro duce. Preparati al Lido gli alloggiamenti di terra e di canne per l’esercito di cavalieri e di fanti crociati, i veneziani si accinsero ad apparecchiare « galee sottili, fuste e altri legni meglio armati, e ornati; che fossero mai lì fino a quel tempo stati veduti in alcun porto » f1). Caricarono cavalli, « mangani, scorpioni, catapulte » (2) sulle galee, che furono poi guidate sul mare dallo stesso Doge che era in età avanzatissima, ma « d’una vecchiezza fresca » (3). Padroni della situazione navale, i veneziani se ne giovarono per rafforzare la libertà veneta in Adriatico domando Zara. Dopo varie vicende, nell’intento di porre sul trono di Bisanzio un imperatore greco favorevole agli occidentali, i collegati giungevano a Costantinopoli che fu stretta d’assedio e fu costretta a capitolare. Ma, perduta la speranza di ottenere quanto gli occidentali si proponevano, si venne al patto di riconquistare definitivamente Costantinopoli e di dividere l’impero tra gli stessi collegati. Costantinopoli, che veniva chiamata « mondo del mondo », cadeva così un’altra volta (a. 1204) nelle mani dei veneziani e dei (') Ramusio, op. cit., pg. 21. p) Ramusio, op. cit., pg. 27. (3) RAMUSIO, op. cit., pg. 9. Scrive il Ramusio, alludendo alle truppe di terra, pg. 42 : « Era spettacolo veramente degnissimo da vedersi : huomini nella robustezza de’ corpi, nella virtù dell'animo, e nei lineamenti del volto simili a quei gran capitani francesi, che militarono già sotto le insegne di Cesare, cavalli feudati, e soldati, che coperti di lucide armi, spirando da ogni parte vigor militare, parevano, per quanto si legge, gli antichi popoli della Belgia, della Gheldria, e del paese di Guilers ».