PARTE SECONDA 175 Una certa autonomia politica navale Venezia conservò ai sudditi. Si può ricordare il privilegio riservato agli joni di eleggere i Sopracomiti delle loro galee, i quali, a loro spese, facevano costruire il rostro della galea, rostro che, finito il servizio armato, veniva conservato nella casa del Sopracomito come trofeo. Milizia base e primogenita, la marina dei veneziani fu il nerbo che riaprì vasti orizzonti, i quali in parte si erano chiusi dopo la caduta dell’impero romano d’Occi-dente. 11 Barbaro osservava, al suo tempo, che la diversità dei linguaggi e dei costumi e delle religioni avevano come rinchiuso il mondo mediterraneo : « grandissima parte di questa poca (terra), la qual’è habiiabile, saria incognita, se la mercantia, et marinarezza per quanto è stato il poter de’ veneziani non l’avesse aperta » ('). Sulla marineria, d’altronde, si fondarono le esplorazioni africane ed asiatiche dalle quali si appresero le prime notizie sui lontani popoli indigeni (2). La lotta implacabile condotta dai veneziani contro cordi navigli furono modellati per la maggior parte da costruttori veneziani, che imitarono invece pochi modelli stranieri, VELUD0, Cenni storici sull’Arsenale di Venezia, Venezia, 1869, pg. 38. (') Ramusio, Delle navigationi, cit., pg. 91. La caduta dell’impero romano d’occidente avrebbe, secondo i veneziani, provocato la fine dei traffici con le Indie orientali. (2) Fiorente appariva il traffico dei veneziani nel ’500 nelle terre comprese tra Tunisia ed Egitto. Di Misurata si scriveva: « Mesrata è anchor’ella una provincia sul mare mediterraneo lontana da Tripoli cerca a cento miglia: dove sono parecchi castelli e villaggi, quale in piano et quale in monte; et gli habitatori sono ricchissimi perchè non pagano alcun tributo et attendono alla mercantia pigliando le robbe, che vengono a quei paesi con le galee dei Venetiani, le quali, portano a Numidia, dandole per contraccambio di schiavi, zibetto et muschio che vien della Ethiopia, et portandogli in Turchia onde fanno guadagno et nello andare et nel ritornare », Ramusio, op, cit., Pg- 78.