92 PARTE PRIMA e bisogna che le città ed i paesi trasfondano tal nobiltà nei loro deputati; la qual nobiltà sia personale, ed annessa al-l’Ufficio, e non passi alle famiglie, nè in verun altro ». Circa 20 deputati avrebbero dovuto rappresentare la Terraferma veneta del Gran Consiglio di Venezia. Il nostro autore era forse propenso ad ammettere nello stesso Gran Consiglio un deputato dalmatino ed uno greco, basandosi soprattutto sugli avvenimenti contemporanei di Corsica e sulle richieste dei suoi abitanti (l). Il Maffei proponeva uno Stato forte, « forte perchè formato di interessati », e non dimenticava poi di mettere in speciale risalto il male che derivava allo Stato dalle milizie mercenarie. Il pensiero di Maffei non ebbe, come è noto, fortuna. Abile era questo pensiero, perchè non si sarebbe dovuto mutare, almeno formalmente, la costituzione aristocratica veneziana, una costituzione che, come era stata salda nei secoli, si dimostrava eccezionalmente resistente anche di fronte alle riforme. Le riforme proposte avevano senza dubbio un fondo democratico, temperato dall’assoluta preponderanza del potere politico riservato all aristocrazia veneziana, e, se esse non si rendevano adatte nelle regioni di oltremare (dove un decentramento si rendeva opportuno per (x) Op. cit., pg. 120: « I Corsi nella sollevazione che bolle ancora e per cui vogliono sottrarsi dal dominio della Repubblica genovese, adducono per uno de’ motivi Tesser esclusi da ogni partecipazione di Nobiltà, laddove la Repubblica ha in uso di aggiungere ogni tanto tempo senz’alcuna ricognizione 4 famiglie delle Città e 4 dello Stato. Domandano però di godere lo stesso privilegio an-ch’essi, stantechè essi pure sono Italiani, e non già stranieri ». « Questo fatto merita considerazione, e la merita ancora il professare che non avrebbero tal pretensione se non fossero della Nazione stessa ».