PARTE TERZA 245 raggiungere mediante una collaborazione un maggior controllo del mare e del grande traffico marittimo, base indiscutibilmente prima delle potenza economica di Venezia, si venne forgiando un sistema finanziario che dovette essere, salvo casi eccezionali, apprezzato dai sudditi. L’oltremare veneziano fu passivo dal punto di vista finanziario nell’estrema decadenza di Venezia, la quale, se non potè negli estremi aneliti inviare colà denaro (gli ultimi 30.000 zecchini inviati a Corfù furono intascati dal Gentili ad uso degli spiantati democratici francesi) neppure però pretese con la violenza contribuzioni forzate. Fu slancio spontaneo quello delle comunità greche che alla morente Repubblica davano, oltre che fiori, di buon cuore, danaro (*). Circa la mitezza degli aggravi, nelle isole jonie, fu di contrario avviso il de Mordo (2), il quale però ci ricordava che, avendo il Malipiero, primo Provveditore dell’isola, governato con tanta umanità e giustizia, gli stessi isolani di Corfù stabilirono una imposta del 2 per cento sulle merci di importazione e di esportazione, la quale imposta servì per i restauri delle fortezze e per pagare le truppe (3). (:) TOMMASEO, Storia, cit., pg. 435. Il DlEHL ha purtroppo seguito gli storiografi francesi dell ”800 quando sostiene che i veneziani nulla fecero per lo sviluppo materiale, per le strade e per il commercio della Dalmazia, Une République patricienne, pg. 266. (2) DE MORDO, op. cit., pg. 66. L'affermazione di questo autore non risulta documentata da prove. (3) DE Mordo, op. cit., pg. 59. Un quadro tendenzioso della vita economica di Corfù si può avere nell’opera citata dal R0D0-CANACHI, d'intonazione francese. Curiosa meraviglia esprimevano i Corfiotti quando dovettero dichiarare : « Si parla dappertutto di libertà (era la libertà francese) ma noi non vediamo alcun miglioramento reale della nostra sorte e ci fanno pagare le medesime tasse » (pg. 58). Sta di fatto che uno tra gli ultimi bilanci della Repub-