32 PARTE PRIMA di Despoto passò ai successori del Doge ed anche le insegne regali attribuite al sommo magistrato di Venezia passarono al Podestà Zeno ed agli altri Podestà inviati più tardi da Venezia a Costantinopoli ('). Morto il Dandolo, « mentre durarono gli imperatori francesi in Costantinopoli, successero continuamente per diretto ordine altri podestà mandati di Venetia al governo di quella parte dell'impero che era dai Greci chiamati Despotato, si come si havea havuto il titolo per avanti il Doge Dandolo » (2). Il prestigio e la considerazione goduti dai Veneziani da allora a Costantinopoli furono eccezionali. Gl’Imperatori latini chiamavano il Doge «carissimo amico et collega del-1 Impero ». Furono sanzionate in prosieguo di tempo varie conferme di decreti i quali sanzionavano i diritti dei veneziani. E non senza disinteresse si facevano « carezze et favori ». II privilegio concesso dall’Imperatore Roberto ai veneziani ( 1224) fu fatto « sapendo che le forze sue (cioè dell Imperatore) erano molto indebolite nella Grecia, et eh altrove non poteva havere nè più presto nè maggior aiuto che da essi, sopra le spalle dei quali allora gran parte di tutto quell’impero si riposava ». Questa fu dunque una tra le ragioni per cui l’imperatore tenne i veneziani « in molto honore et riverenza » (3). Quest ultimo era uomo di eccezionale vigore (governava novantenne una Repubblica e un’armata di 480 legni); appariva « di faccia alquanto rossa, di statura alta, di barba bionda » e con gli occhi celesti. ( ) Fu infatti concesso di portare «nella gamba destra la calce di seta rossa e di bianca nella sinistra che era tenuta per insegna di re», RAMUSIO, op. cit., pg. 158. (') Ramusio, Espositione, ecc., in RAMUSIO, Delle navigatimi et viaggi..., Venezia, 1583, tomo II, pg. 11. (3) RaMUSIO, Espositione, ecc., cit., pg. II.