3° PARTE PRIMA del mare di Levante, che costituiva la base dei traffici di Venezia. Questa idea non ci appare sempre chiara scorrendo qualche fonte storica, ma chi legge e medita le ragioni del Barbo, il quale perorò una causa contraria all’elezione di Dandolo ad Imperatore dell’impero latino, avverte ben riaffermato il principio secondo cui con l’acquisto territoriale dell’Impero, i veneziani sarebbero stati, con tutta probabilità, paralizzati o bloccati nelle loro tradizionali attività ('). Soprattutto per le ragioni accennate, il Doge di Venezia non si assise sul trono del nuovo Impero latino. 11 Doge di Venezia assunse invece il titolo di Despoto, carica questa altissima in via gerarchica immediatamente inferiore a quella del l’imperatore (2). Accanto al Doge, quasi centenario, forse il più glorioso uomo che la storia veneziana ricordi, si presentò allora sulla scena della politica l’imperatore Baldovino, eletto, all’età di appena 33 anni, ai fastigi della massima carica dell’impero latino. Riconosciuti i diritti originarli dei veneziani, cui furono concessi vasti possedimenti e, in sostanza, il dominio stra- (l) RAMUSIO, op. cit., pg. 100 e segg. Non credo sia stato neppure un criterio di modestia (fu invece una serena valutazione) l’elemento determinante la rinuncia all’impero. Il VALERIO, op. cit., pg. 105, era di contrario avviso, affermando che la Repubblica ab-borriva « l'assoluto comando ». Il problema in realtà si presentò identico, come vedremo, quando si trattò di dominare diverse isole dell Egeo. (3) RAMUSIO, op. cit., pg. 104: (l'imperatore latino) «per hono-rare il Dandolo doge di Venetia in un modo particolare, lo creò Despoto, che vuol dire Prencipe dell’imperio, che è il primo grado dopo quello dell Imperatore, e soleva già da gl’imperatori di Costantinopoli darsi ai figlioli loro col feudo del Peloponneso, che hora si chiama la Morea ; di più li concesse l’uso dei borzacchini rossi, propria insegna degli Imperatori... ».