i6o PARTE SECONDA che, anche se impedì lo sviluppo di una più continua ed efficace opera di governo nelle varie località. In pratica, il collegamento tra Venezia e la rete delle città d’oltremare si giovava delle navi che animavano il traffico marittimo che si svolgeva tra Venezia e il Levante. Le commissioni impartite ai vari magistrati prima della loro partenza segnavano le direttive, spesso minute, alle quali essi dovevano strettamente attenersi; le relazioni dei magistrati ritornati dovevano documentare l’azione di governo svolta, servendo poi di norma al magistrato che avrebbe sostituito quello precedente. I poteri dei magistrati naturalmente variavano secondo le località e le franchigie che venivano riconosciute alle città o alle comunità. Un progressivo e deciso affievolirsi della vita autonoma comunale si può certo avvertire durante la dominazione veneziana di fronte ad una sempre più salda affermazione (si pensi al progressivo formarsi dello Stato signorile) dei poteri della metropoli e quindi, di riflesso, del magistrato veneziano. In progresso anzi di tempo si avverti, almeno per la Dalmazia, l’Albania e le isole jonie, una maggior concentrazione di poteri nelle mani dei magistrati superiori, con i quali già si delineava la tendenza verso una gerarchizzazione delle cariche (l). Ma questa gerarchizzazione mai si raggiunse in pieno perchè essa avrebbe, tra l’altro, incrinato il principio della parità giuridica sancita tra tutti i nobili appartenenti al Gran Consiglio. In Istria, in Dalmazia e in Grecia si serbarono diversi poteri ai Consigli locali e non pochi uffici ai sudditi. Spa- (') Cfr. Sandi, Principi di Storia, ecc., p. 11, voi. I (1755), il quale parla della necessità di « compaginare » le reggenze che dovevano essere subordinate ad una dignità principale.