PARTE TERZA 249 veneziano era « quasi immune da balzelli » ('). Ma l’accusa del Galibert il quale affermò che gli impieghi nelle terre dominate venivano dati ai patrizi per riparare ai danni della fortuna, è sostanzialmente destituita di fondamento e tutt’al più può sostenersi per alcuni casi avvenuti nel periodo della decadenza. Non si può comunque imputare il fatto che i nobili impoveriti guadagnassero il loro pane esercitando le cariche pubbliche, perchè la retribuzione delle cariche pubbliche nulla in sè ha di disonorevole e costituisce un principio accolto oggi da tutti gli Stati democratici del mondo. Un mito furono definiti dal Cessi il presunto fiscalismo e la presunta egoistica pressione tributaria esercitata dalla Dominante, almeno nelle epoche più antiche (2). Del resto non si può dimenticare, e lo abbiamo già notato, che le cariche esterne venivano spesso date alle famiglie più potenti perchè proprio queste cariche erano dispendiose. Esse costituivano di per sè « un altissimo onore » e chi le otteneva era oggetto di « un’insigne manifestazione di fiducia » (3). Sembra che i reggimenti d’oltremare fossero nel ’700 più redditizi per mancanza di lusso, basso costo della vita, cambio di moneta e forse per minore sorveglianza (4). (') MolmENTI, Storia, II, pg. 20. Un Soranzo, Podestà e Capi-tano di Cividale di Belluno, prestava proprie somme per comperare grano nel 1593, MARCHESI, La Repubblica di Venezia, Udine, 1894, pg. 83. (2Ì CESSI, La regolazione delle entrate e delle spese (sec. XIII e XIV), Documenti finanziari della Repubblica di Venezia, Introduzione, pg. VI. (3) BlSTORT, Il magistrato alle pompe nella Repubblica di Venezia, in Miscellanea Storia Veneta, serie ni, tomo V, Venezia, 1912, pg. 277. (4) Così il Curti, op. cit., pg. 157 (voi. I).