PARTE SECONDA I79 nezia fu sempre tenuto il mare, et di questo l’anima il golfo » (x). Ma non mancò una reazione, spesso violenta, contro ¡intransigente politica dei veneziani, colpiti da epiteti ingiuriosi e dall’accusa di voler smoderatamente dominare. Contro essi si scriveva : «... avari homines et tenaces et superstitiosi____ totum mundum vellent subjugare sibi, si possent » (2). Quando però mancò la forza militare a Venezia cadde anche praticamente, come un castello di carta, ogni diritto dei veneziani sul loro golfo. Alla libertà dei veneziani si contrappose un’altra libertà, più generale, che nascondeva abilmente la supremazia navale di altre nazioni. L’urto, cui va incontro la concezione veneziana, nel 600 è già palese contro l’Austria e gli Uscocchi. L’Austria, impegnata gravemente nelle guerre terrestri contro il 1 ureo, mirava a combattere l’Ottomano anche sui mari, sperando cosi in parte sollevarsi dal pesante onere delle ¡guerre sostenute verso le vallate del Danubio. Durante la guerra per la successione polacca l’Adriatico era corso da francesi, spagnoli, austriaci. Venezia e Austria sentivano l’anelito del progresso marittimo e si servivano dell’aiuto, dell’esperienza e delle navi inglesi (3). Ma l’intangibilità dell’Adriatico era paurosamente compromessa. Nella controversia che nel 1766 sostenne contro il Can- (') Relazione Venier (1620). Già il geografo F. tirisi chiamava l’Adriatico « golfo dei Veneziani ». (-) Battistella, op. cit., pg. 18. O Nel 1618 la Repubblica assoldava in Inghilterra navi armate sotto gli ordini del Peyton e del Mainwarning. Ma anche Carlo VI nominava l’inglese Forbes ammiraglio della sua futura flotta (1722) prima del genovese Pallavicini.