268 PARTE TERZA nelle isole jonie lingua ufficiale fino al 1851 (’). Notevole influenza ebbero invero le attività dei veneziani nel determinare l’espansione linguistica italiana. Questa espansione è tanto più singolare qualora poi si consideri che 1 ’italiano costituiva normalmente il mezzo di comunicazione ufficiale, per non dire comune, nei rapporti diplomatici. Pascià e Visir conoscevano l’italiano o il veneto onde Cornelio Magni scriveva, nel '600, che « l’italiano è cosi accreditato in Levante, che, benché tutti gli Europei che non soggiaciono al 1 ureo passino per franchi, nondimeno l’idioma franco s’intende l’unico italiano; e questa lingua vengono costretti intendere non solo ma parlare li ministri de’ monarchi e potentati europei... » (2), Adoperavano l’italiano l’ambasciatore francese De la Vigne, gli ambasciatori imperiali, il marchese di Nointel, Sir Finch (il quale redigeva pure in italiano i suoi discorsi per la visita al Kaimacam nel 1674 e al Sultano nel 1675). Si ricorda che il Trattato di Kucyuk Kainargi, stipulato fra la Turchia e la Russia nel 1774, fu parafato in lingua italiana (3). Anche il Saint Sauveur, ultimo console di Francia a Corfù veneziana, scriveva che a Corfù « toutes les affaires pubbliques et la pluspart de celle du commerce, se traitoient dans la langue vénetienne » ricordandoci poi la toponomastica italiana dell’isola di Zante (4). (l) Voce Grecia in Enciclopedia Italiana. (~) Cit. in Bertelè, op. cit., pg. 226. Si raccomandava ai magistrati inviati in Turchia: «Se ti vedi el Gran Turco parlighe in venezian». (3) BERTELÈ, op. cit., pg. 246. Si scriveva che l’italiano era il « langage ordinaire de ceux du Ponant en Turquie», mentre il Walsh attestava che « thè only language of western Europe spoken by thè natives of Turkey is italian ». (4) « la piccola dogana, « fontego », « piazza delle erbe », « frail-la delli fromageri », « calle larga », ecc.