XII. Riflessi del pensiero politico moderno sul governo esterno della Repubblica. — Scrittori della rivoluzione francese e valore dei loro giudizi. — Altri autori ed altre opinioni. — Conclusione. Le direttive politiche del governo veneziano rimasero per lungo tempo inalterate. Esse si svolgevano su un piano rigidamente tradizionale. Quando cadde la Repubblica (o quando essa fu in procinto di cadere) si scatenò però una violenta letteratura contro i metodi di governo della Serenissima. Il Sismondi parlò di lagrime e di miseria dei popoli sottomessi dopo la conquista di Costantinopoli, di corruzione nei vincitori, imputò ai veneziani di non aver mai riguardato i loro possedimenti di Levante come parti integranti dello Stato, di non aver apprestato colà sufficiente difesa, di non aver mai procurato ai popoli soggetti un grado elementare di prosperità e di pace, atto veramente a conquistare l’amore dei sudditi e l’affetto degli Stati vicini. Gli abitanti delle provincie d’oltremare formavano, secondo il Sismondi, una classe disprezzata, oppressa e sempre danneggiata dai veneziani, i quali non potevano amare i lontani possedimenti ove mai non ponevano ferma dimora. D’altronde, i sudditi erano trattati con sommo rigore ed erano esclusi colla più