194 PARTE SECONDA secondo che piace ciascuno; pare che massimamente dall’irascibile insieme et dalla concupiscentia proceda... » (*). 11 curioso Sabellico scriveva che, sotto gli auspici dell’aristocrazia, s’ingrandì l’impero veneto « quod late hodie terra marique patet » (2). Senza dubbio qualche autore esagerò nel tessere l’elogio dell’aristocrazia veneziana (ed invero gli interessi aristocratici furono assai bene difesi dagli autori più in vista), ma è innegabile che l’aristocrazia veneziana costituì un perno fortissimo nella formazione organica e costituzionale dell’impero di Venezia. Nel piccolo trattato De Pretoris officio del Sabellico si trovano alcuni consigli intorno al modo con cui i Podestà veneziani dovevano comportarsi nel loro ufficio. 11 Podestà veneziano doveva essere immune da superbia, non avido di lucro; non doveva subito accettare la carica, ma doveva considerare il sito, il clima, i costumi degli abitanti e la loro indole. Doveva francamente rifiutare l’ufficio qualora non si sentisse degno della carica offertagli; doveva, durante il suo ufficio, dimostrare un senso di socievolezza (comitas) non scompagnata però da una certa gravità. Sia « nitidus et decens », piuttostochè superbo e « sumptuosus »; accompagni con sè pochi parenti o familiari. Se può, anzi, faccia a meno di questi e ciò per ragioni economiche. 11 Sabellico ci parla poi del discorso che deve tenere il Podestà prima d’iniziare il suo governo, governo che non si concretava solo nel presiedere, ma anche nel migliorare le condizioni della terra a lui sottoposta, (’) CAVALCANTI B., Delle repubbliche et delle spetie di esse, Discorsi nell ed. volgare del Contarini (1591). (■) SABELLICO, De venetis magistratibus, nell’ed. del GraEVIUS, col. 31.