256 PARTE TERZA dalmatico « fu l’ultimo guerriero di Venezia cadente, l’E-mo, inventore di nuovi ingegni di guerra » (*). Sangue dalmatico ebbero il Bragadino e i due Erizzo morti in Levante « per ¡spargere e fecondare » nuove sementa nella turbinosa epopea. Aveva sangue dalmatico nelle sue vene anche quel Doge Renier, dal Tommaseo definito « ultimo doge degno erede degli antichi », che, se fosse vissuto qualche anno ancora, « avrebbe meglio adoperato il fedele ardimento de’ dalmati; avrebbe salva la Repubblica, e l’Italia forse » (2). L’influenza veneziana si fuse in Dalmazia con i caratteri di una stirpe prevalentemente già di civiltà neo-latina e fu lega potente per salvare lontani e dispersi elementi della latinità dalle incipienti minaccie dello slavismo e dal-l’oltracotanza della barbarie ottomana. L’influenza veneziana nei tardi secoli della Repubblica diede invero ai dalmati una impronta veneziana che rimase radicata nella lingua e nei costumi di quelle città dalmate le quali furono gangli predominanti anche nella vita economica finché il sistema cittadino non decadde nella sua importanza economica e politica. Ma singolare fu anche l'attaccamento e l’affetto degli schiavoni di razza non italiana verso di Venezia e di quei (r) TOMMASEO, op. ci/., pg. 410. I Barbarigo e i Semitecolo ebbero invece origini istriane. (') TOMMASEO, op. cit., pg. 410 e segg. Di famiglia dalmata fu anche Marco Polo. GOLDONI riteneva essere i dalmati « popolo coraggioso e sensibile ». Scriveva inoltre : « 1 veneziani fanno un concetto grande dei Dalmatini, che, essendo limitrofi del Turco, difendono i loro beni, e garantiscono nel tempo stesso i diritti dei loro sovrani », Memorie, t. IV, cap, 44, pg. 67 (ed. 1860). Cogliamo I occasione di ricordare come la madre dei fratelli Bandiera fosse una nobilissima donna dalmata.