178 PARTE SECONDA può usar dolcezza e far grazia, dov’esso è grave, non può, e ciò per necessità propria, non per incomodar gli altri... perciò — egli seguitava — non sempre nè dappertutto costringe i navigli a venire a Venezia, ma usa convenienza, lasciando portar qualche cosa anche altrove » (l). L’affermare che il regime monopolistico sia stato la causa principale dello straordinario commercio internazionale di Venezia mi sembra però difficilmente sostenibile (2), quando si pensi che le dottrine che appoggiano l’affermazione del dominio esclusivo di Venezia sull’Adriatico ci appaiono in epoca relativamente tarda ed in ogni caso quando la prosperità della Repubblica ha raggiunto il suo apogeo. In realtà è solo verso la decadenza che, di fronte allo sviamento dei grandi traffici marittimi, si sente la esigenza di chiudere l’Adriatico di fronte ad ogni concorrenza e di inaugurare un regime di rigido dominio, che ad alcuni sembrò estremamente dispotico. La difesa e la polizia dell’Adriatico imponeva, come ho osservato, cospicui oneri allo Stato. Chi traeva vantaggio dalla sicurezza di questo mare doveva un contributo. Perciò si scriveva : « Il mare non può essere libero se non è custodito, nè può essere custodito senza forze ed armi, nè queste si hanno senza spesa; perciò chi gode per la libertà deve contribuire alla spesa e quindi pagare le gravezze » (3). Non a torto si scriveva che « cuore del dominio di Ve- (') Cit. in Battistella, op. cit., pg. 27. (') Opinione contraria sostiene il BATTISTELLA, op. cit., pg. 81. (!) Cit. in Battistella, op. cit., pg. 9. « Poste » e « torri di guardia » servivano a controllare il mare e il suo traffico. Le « poste » erano appostamenti di barche armate e galee alle foci dei fiumi. Sulla polizia esercitata dai veneziani in Adriatico si cfr. anche MANFRONI, Storia della Marina italiana, Livorno, 1902, pg. 67.