228 i/ADRIATICO Il danno comune, la mediazione di Matteo Visconti, del papa e di Carlo II d’Angiò condussero alla pace di Milano, la quale lasciò alle due superbe rivali solo i malanni che la guerra avea loro procurato. Di più imbaldanziva ai danni di Venezia l’impero greco che non potea dimenticare come la Repubblica s’era disposta a secondare nel 1282 i disegni dell’Angioino : onde continui conflitti in Oriente, oltreché un rincrudimento della pirateria greca nell’Adriatico. Di questi attacchi avevano i Veneziani tratto vendetta, saccheggiando alcuni quartieri di Costantinopoli e facendosi compensare in denaro e territorio (I). Durante i descritti avvenimenti Venezia aveva avuto dei conflitti con le città costiere dell’Adriatico e con quelle in prossimità a detto mare, e ciò per ragioni di commercio. Basti ricordare la guerra di Ferrara del 1309, provocata dalle lotte scoppiate nella Casa d’Este alla morte di Azzo IV, durante le quali Venezia, invitata da un figlio di Azzo, avea tentato occupare quella città che le assicurava il dominio d’una estesissima rete fluviale; ma il papa, soccorso da Bologna, Padova e Firenze, glielo aveva impedito. Nelle condizioni in cui versava dopo la battaglia di Curzola, Venezia, anziché accingersi ad imprese temerarie, avrebbe (*) La pirateria era poi ricomparsa sull’Adriatico con un avventuriero, Ruggero de Fior, capo della Banda catalana, stipendiata dai Bizantini per la guerra contro i Turchi.