246 i/ADRIATICO o, come Ferrara e Bologna, Mantova e Cremona, in relazione per la via del Po con detto mare, tendevano a svincolarsi dalla servitù economica verso la Dominante. E soprattutto nelle guerre veneto-genovesi si rivelavano i veri sentimenti di queste città, obbligate in tempo di pace ad accogliere le condizioni della repubblica di S. Marco. Questa infatti era riuscita ad imporre ai mercati, situati sui grandi fiumi del bassopiano padano, dei patti a tutto suo vantaggio. Fasciava vivere e prosperare le altre città, purché da lei dipendessero economicamente; concedeva loro di commerciare, ma a condizione che acquistassero da lei. Era insomma un vero ed assoluto protezionismo quello che Venezia esercitava sull’Adriatico e sulla rete fluviale conducente a questo bacino. Che cosa ne veniva? Che le città vincolate alla Dominante cercavano, quando non prendevano le armi per associarsi ai nemici di questa, di sottrarsi a quegli obblighi mediante il contrabbando. Ecco perchè la Repubblica fu costretta dopo il 1261, successivamente cioè a quel trattato di Ninfeo che veniva a ferire nel vivo i commerci veneti in Levante, a pubblicare un bando col quale, richiamando le città che avevano interessi nell’Adriatico al rispetto verso gli antichi trattati, avvertiva che ■ da Ravenna al Quarnero non si dovessero introdurre merci nè per mare nè per via di fiume, se non fossero state comprate sul mercato veneziano. E perchè l’ordinanza non restasse inefficace, la Re-