IO l’adriatico Idomeneo, che combattè sotto le mura d’ilio ed era figliuolo del cretese Deucalione e nipote del grande Minosse, sarebbe arrivato nell’antica Calabria, dove avrebbe costruito un tempio ad Atena. In complesso le leggende si somigliano. Nè ometterò quanto dicevasi di Falanto, cui presta-vasi venerazione quale ad eroe nazionale e a divinità marinara dai Messapi, oltreché da Taranto, che si diceva da lui fondata, e particolarmente da Brindisi, che aveva coniato sulle monete la sua effìgie : ch’egli cioè avesse naufragato nel golfo di Corinto, dove un delfino l’avrebbe tratto alla riva; Falanto, secondo Pausania e Giustino, sarebbe stato il condottiero dei Parteni fuggiti da Sparta in Italia. Ma soprattutto della leggenda di Diomede risonò un tempo l’una e l’altra riva dell’Adriatico. Data la varietà dei miti intorno a tale personaggio, riesce difficile ravvisare in lui il figlio di Tideo, così illustre nella guer-ra troiana. Altri riconosce nel Diomede italico quel famoso re di Tracia, allevatore e domatore di cavalli, il quale dava ad essi in pasto i forestieri che capitavano nelle sue mani : onde fu da Ercole ucciso e dato a divorare ai suoi medesimi cavalli. Nè credo si tratti di altro Diomede. Tutt’al più potrebbe darsi che sulle rive dell’Adriatico i due personaggi si sieno fusi in uno. Comunque, narrasi che l’eroe, reduce dall’impresa troiana o, secondo altri, prima di quella, compiesse una spedizione in Etolia e nel ritorno