LEGGENDA E PREISTORIA navigazione sull’Egeo e sul Mar Nero, la leggenda di Diomede ricorderebbe i primi tentativi marinari sull’Adriatico ('). In ogni modo è certo che il maggior successo doveva arridere là dove più facile presentavasi l’accesso dall’interno al mare, più agevole in su le coste l’approdo e più proficui, per la posizione delle terre, gli scambi. Ed ecco prosperare la navigazione sulle spiagge della Venezia e dell’Apulia e di lì i novelli Argonauti correre l’Adriatico. Poi verranno gli Etruschi, indi i nuovi Greci (2). litoio, avrebbero raggiunto la confluenza della Sava, navigando la quale sarebbero giunti fino a Nauportus (Ober-laibach) e di qui avrebbero portato a spalle la loro nave fino all’Adriatico: versione erronea, ma che facilmente si spiega, quando si pensi che gli antichi possedevano cognizioni incerte sul Danubio, e che alcuni, e fra questi Strabone e Aristotele, credevano che comunicasse per un ramo coll’Adriatico, ed altri che sfociasse in detto mare. Evidentemente la Sava e la Drava venivano considerate quali emissari di quel fiume. Questa credenza trova riscontro nella conoscenza del mito di Giasone e di Medea fra i popoli dell’alto Adriatico, special-mente fra i Libunii, salvo che questi popoli non l’avessero appreso prima di toccare le spiagge adriatiche. (*) A chi esamini attentamente quanto scrissero gii antichi circa le origini delle popolazioni italiche, e tenga conto della tradizione che fa derivare le genti della nostra penisola dalla Grecia e dall’Asia Minore, non può non affacciarsi il concetto dell’unità d’origine di tutti questi popoli. Naturalmente furono poi i Greci, la cui civiltà venne a predominare, che si vantarono d’aver generato la stirpe italica, come questa si compiacque d’esser discesa dai Greci. I grandi non si considerano mai alla pari di chi è rimasto loro inferiore; per la stessa ragione i minori si gloriano d’essere discesi dai maggiori. (2) Mi riferisco all’espansione dei Greci dopo la cosidetta Migrazione dei Dori.