342 ^’ADRIATICO Ed ecco la lontana Perasto che seppellisce nel duomo il gonfalone di S. Marco, mentre il capo della comunità pronuncia commoventissime parole ! « In sti nostri ultimi sentimenti — egli esclama — coi quali sigilemo la nostra gloriosa ca-riera corsa sotto al serenissimo governo veneto, rivolgemose verso sta insegna che lo rapresenta, e su eia sfoghemo el nostro dolor. Per 377 anni la nostra fede, el nostro valor l’ha sempre custodia per tera e per mar... Per 377 anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe sempre stae per ti, o S. Marco ! E se — egli concludeva — i tempi presenti infelicissimi per imprevidenza, per dissension, per arbitri illegali, per vizi offendenti la natura e el gius delle genti, non avesse ti tolto dall'Italia, per ti in perpetuo sarave stae le nostre sostanze, el sangue, la vita nostra; e piutosto che vederte vinto e disonora dai toi, el coragio nostro, la nostra fede se averave sepelìo soto de ti. Ma za che altro no ne resta da far per ti, el nostro cuor sia l’onoratissima to tomba, e el più puro e el più grande to elogio le nostre lagrime ». Non diversi erano i sentimenti della città di Ragusa, la quale però, memore della sua antica autonomia, rivendica la propria indipendenza. « Ea nazione dalmatina, sempre terribile ai propri nemici, ha manifestato la più incorrotta fede ed affezione al proprio sovrano, del cui governo conserverà grata memoria » ; ma nel tempo stesso la caduta del leone veneto, dalla medesima non bra-