436 i/ADRIATICO di brutale persecuzione che viene quotidianamente inflitta agli Italiani sudditi di Vienna e di Budapest. Di tale esempio troviamo tracce larghissime a Trieste, a Fiume ed in tutte le città dal-mato-istriaue, mentre non ne appariscono fuori dei confini dellTmpero. Segno evidente che quelle persecuzioni rispondono ad un criterio direttivo austro-ungarico; prova solenne che l’odio sloveno e croato contro i nostri connazionali è soprattutto una creazione artificiale di chi conduce la politica sulle orme del divide et impera. Ornai si sa che i sogni trialistici, che da un lato feriscono la supremazia magiara sugli Sloveni e dall’altro costituiscono un pericolo gravissimo per gli Italiani della sponda orientale adriatica e per il nostro stato, erano accarezzati dal defunto principe ereditario d’Austria, che non aveva mai celato le sue poche simpatie per i nostri connazionali e per lo stesso regno d’Italia. Contro quella politica di persecuzione si levarono spesso e vibrate alla Camera di Vienna le proteste dei rappresentanti delle terre irredente. D’on. Pitacco, deputato di Trieste, così si esprimeva il 21 maggio 1913 fra le interruzioni degli Slavi : « Da un cauto nell’interesse della monarchia austro-ungarica e a garanzia di pace si accentua con sempre maggiore energia la necessità che i rapporti fra l’Austria e l’Italia si consolidino e si facciano sempre più cordiali. Dall’altro canto invece