BARBARI E BIZANTINI I7I bene è probabile che ve ne sieno avvenute, dal momento che tutte le città marittime, Venezia compresa, trafficavano nella compravendita degli schiavi, commercio il quale alimentava la pirateria degli infedeli, come apparisce da varie disposizioni in argomento emanate dai re d’Italia e dagli imperatori bizantini. Quantunque poi Venezia fosse, in fondo, contraria a norme atte ad impedire quel genere di traffico, pure nel 971 accettò la proposta dell’imperatore di Oriente, che cioè nessuno stato cristiano dovesse fornire ai Musulmani gli articoli che loro mancavano, quali, ad esempio, il legname da costruzione, il ferro, la pece, la stoppa, le vele, i remi, ecc. (') ; in tal modo sarebbero stati privati della materia prima per la costruzione delle navi, e per conseguenza la loro furia piratesca avrebbe ricevuto un grave colpo. Negli avvenimenti successivi, e precisamente quando la Casa di Sassonia si propose di restituire all’impero d’Occidente l’Italia meridionale, Venezia non ebbe più bisogno di difendersi contro le incursioni musulmane, ma anzi fu invitata da Ottone III a partecipare alla lotta offensiva contro i Greci e gli Arabi del Mezzodì, disegno che non ebbe campo di attuarsi per la morte di quel sovrano nel 1002. Il piano di lotta però si effettuò ugualmente per quel che riguarda gli infedeli; (x) Manfroni, op. cit., p. 75.