510 i/ADRIATICO infelicissimi e tristi: in Italia fra le nebbie medievali splendette sempre un faro luminoso, il nome augusto di Roma. Non così sull’altra sponda, la quale già divisa in due tratti, uno a nord l’altro a sud della Boiana, dopo la spartizione dell’impero alla morte di Teodosio, rimaneva col serrarsi delle falangi barbariche alle sue spalle, quasi isolata dalla madre patria e di più la Dalmazia passava poi, unitamente alla Pannonia ed al Norico, sotto il governo di Bisanzio, e formava infine un regno staccato per il penultimo dei sovrani d’Occidente. Erano gli estremi aneliti di Roma imperiale. Visigoti, Unni, Eruli, Rugi, Ostrogoti, Avari, Careni ani, Magiari vennero quindi ad esercitare successivamente, e talora in tacito accordo, una forte pressione sulla Dalmazia, gravitando così verso l’Adriatico. Ma furon soprattutto le tribù slave, le quali, stanziatesi nel vi e vii secolo nella zona interna dell’antico Illirico ed organizzatesi fra il ix e l’xi, finirono col ridurre l’elemento latino alla costa ed alle isole dalmatine. E mentre fra questi egregi avanzi di Roma non s’interrompeva per un istante l’antica tradizione civile e commerciale, i loro vicini, toccata la spiaggia, si davano con passione alla pirateria, rinnovando su quel bacino le gesta dei Diburni, loro predecessori. Quand’ecco, nel più profondo seno dell’Adriatico, dall’alto seme d’Aquileia ch’erasi ivi riparato fra