88 I,’ADRIATICO La situazione, già pericolosa per la Repubblica, aggravavasi nel medesimo anno 216 per un’altra alleanza, quella fra Siracusa e Cartagine. Siracusa, oltreché stazione di rifornimento, costituiva una eccellente base navale per la flotta punica, che operasse di concerto con quella macedonica nell’ionio e nell’Adriatico. In tal modo, mentre la squadra romana non si sarebbe potuta muovere da Brindisi, pareva effettuabile il progettato approdo di Filippo nella Penisola. Ma la fortuna non tardò a soccorrere Roma, la quale lottava non per vincere Annibaie in campo aperto ma per ridurlo all’isolamento e spezzare quella trama d’alleanze e d’insidie che ordivasi contro di lei. Anzitutto i legati, inviati dalla Macedonia ad Annibaie, caddero in potere del Senato, onde questo potè prepararsi a resistere al temuto sbarco di Filippo e ad allontanarne il pericolo. Successivamente la flottiglia di navi leggiere, raccolta da Filippo, si ritrasse dinanzi a quella più temibile preparata dai Romani a Brindisi e si limitò ad attaccare le città greche dell’Epiro, tanto per provocare chi le teneva sotto il suo protettorato. Roma accolse la sfida e si mosse coi naviglio e con un esercito da sbarco verso l’illirico. L’espugnazione di Taranto da parte d'Annibaie (212 a. C.) pareva dovesse migliorare le sorti dei Cartaginesi, offrendo loro, in luogo di Siracusa perduta nello stesso anno, un’ottima base d'operazione. Ma non essendosi arresa la rocca, a nulla