388 i/ADRIATICO sospettò e come io ritengo : perchè, non bisogna dimenticarlo, Austria e Russia, pur essendo stretta-mente congiunte dalla Santa Alleanza contro il pericolo comune, sull’Adriatico e nei Balcani erano rivali, ma, date le condizioni dei tempi, la loro rivalità non si esplicava che sordamente. Ive osservazioni esposte ci consentono di riguardare l’Adriatico, dal congresso di Vienna alla pace di Villafranca, quale un mare sottoposto all’egemonia austriaca. Ma contro gli Asburgo s’appuntarono le aspirazioni dei nostri liberali; mentre la Francia, con l’appoggio di essi da un lato, e la Russia, soccorritrice dei propri connazionali balcanici dall’altro, iniziarono a danno dell’Austria quella ch’io chiamerei la politica degli imbarazzi, la quale si limitava a recar detrimento all’avversario senza sopraffarla o sopprimerlo. Solo in questa guisa si potè ristabilire quell’equilibrio, il cui perno era per Parigi la nostra penisola, per la Russia i Balcani. Per tracciare la storia dell’Adriatico in quel periodo, non tanto negli avvenimenti italici dobbiamo ricercarla, quanto in tutta la politica europea, poiché da tutti gli avvenimenti, da ogni azione diplomatica quel mare riceveva notevole contraccolpo. Se n’ebbe un saggio dopo il moto napoletano del ’20, quando cioè, notificato dal Borbone alle potenze il mutamento di governo, scoppiarono subito le ire di Casa d’Austria, mentre la Russia, alleata e rivale, si tenne in un prudente